In assenza di una forte accelerazione a livello europeo nella definizione di un quadro normativo omogeneo e stabile per il comparto, il sistema dell’intera filiera della selezione, raccolta, riuso e riciclo dei rifiuti tessili urbani rischia di bloccarsi in Italia e in diversi Paesi europei, questo l’allarme lanciato da Andrea Fluttero, Presidente di UNIRAU (Unione Imprese Raccolta Riuso e Riciclo Abbigliamento Usato).
La contingenza di diversi fattori concomitanti, come l’aumento dei costi dell’energia e dei trasporti e il calo delle vendite dei materiali di seconda mano causati dalle situazioni geopolitiche sempre più critiche in molti mercati di sbocco (Nord Africa, Est Europa e Medio Oriente), rischia di creare grossi problemi al comparto prima che possano dispiegarsi gli effetti positivi della strategia europea che ridisegnerà il settore partendo dall’ecoprogettazione dei prodotti, passando per il contrasto al fast fashion, alla definizione di norme aggiornate sull’End of Waste fino all’istituzione di regimi di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR).
“Il sistema italiano fino ad oggi si è autofinanziato con i ricavi della valorizzazione delle raccolte”, aggiunge Joseph Valletti presidente di ARIU (Associazione Recuperatori Indumenti Usati), “mentre sono ancora limitati i quantitativi avviabili a riciclo di fibra, sia per la scarsa qualità del “fast fashion” che per la mancanza degli ecocontributi che saranno generati dai futuri sistemi di EPR, senza i quali il riciclo non è competitivo con le fibre vergini“.
Proprio a proposito della scarsa qualità, un altro problema è causato dall’aumento della raccolta di rifiuti tessili non avviabili al riuso né al riciclo, materiale che non dovrebbe essere immesso nel sistema di raccolta differenziata dei rifiuti ma restare nell’indifferenziato, diversamente si metterebbe a rischio l’intera economia del sistema a causa dell’aumento dei costi di smaltimento.
“Nonostante l’entrata in vigore dell’obbligo di raccolta differenziata di questi rifiuti urbani sia previsto a livello europeo entro il 1 gennaio 2025 ed in Italia lo sia dal 1 gennaio 2022”, afferma Andrea Fluttero presidente UNIRAU, “il nostro Paese vanta una lunga tradizione ed una forte specializzazione industriale, sia nelle raccolte svolte da almeno 20 anni in molti Comuni dalle cooperative sociali che hanno trovato in questa attività una opportunità di creare posti di lavoro, da Organizzazioni con finalità sociali che generano impatti positivi in Italia e all’estero, che dalle aziende della selezione, della preparazione per il riuso, della vendita del “second hand” e del riciclo, presenti nei consolidati distretti di Prato e della Campania.”
“Gli sforzi e gli investimenti delle cooperative e delle imprese sociali della raccolta e della industria della selezione per creare e mantenere una catena del valore sostenibile circolare dei rifiuti tessili urbani saranno vani se crollerà la sostenibilità economica della filiera e se si bloccherà la possibilità di esportare l’usato tessile in Paesi che ne sono forti consumatori”, conclude Andrea Fluttero.
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