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Siamo al “G7 ACT: Agenda on Circular Textiles and fashion”

04/12/2024

Al Museo MAXXI di Roma con UNIRAU-Assoambiente per presentare i benefici dell’industria tessile post-consumo

Oggi, mercoledì 4 dicembre, la nostra Presidente e Amministratrice Delegata di Humana People to People Italia, Karina Bolin, ha partecipato a nome di UNIRAU-Assoambiente al G7 ACT – Agenda on Circular Textiles and fashion, fortemente richiesto dai Ministri del Clima, dell’Energia e dell’Ambiente del G7 tenutosi nell’aprile 2024 a Veneria (Torino), i quali hanno incaricato l’Alleanza G7 per l’Efficienza delle Risorse (ARE) di:

“Lavorare allo sviluppo, entro la fine del 2024, di un’Agenda volontaria comune sul tessile e la moda circolare tra governi, imprese, stakeholder e partner per intraprendere passi significativi e concreti per guidare un cambiamento sistemico e trasformativo all’interno dell’industria tessile e della moda, promuovendo pratiche di economia circolare lungo l’intera catena del valore e favorendo un futuro sostenibile, etico e circolare dell’industria su scala globale.”

Dentro il G7 ACT: Come il Settore del tessile post consumo può guidare il cambiamento globale

Nel quadro della Roadmap di Berlino, la G7 Alliance on Resource Efficiency (“G7 ARE”), convocata dalla Presidenza italiana del G7, sta sviluppando un’Agenda G7 sul tessile e la moda circolare (G7 ACT), per integrare le iniziative esistenti in questo settore ed evitare duplicazioni.
L’Agenda mira a definire una serie di azioni concrete come il miglioramento del design sostenibile dei prodotti tessili e della moda, la promozione del riutilizzo e del riciclo, schemi di Responsabilità Estesa del Produttore, la trasparenza e la tracciabilità dell’intera catena del valore e gli aspetti di informazione dei consumatori, anche per quanto riguarda l’acquisto di prodotti online.

Le sfide a cui dobbiamo sottoporci richiedono un impegno globale e un confronto costante tra governi, imprese, stakeholder, lavoratori e partner nelle catene del valore, a questo scopo l’ARE G7 fungerà da piattaforma per la condivisione di conoscenze.
Per consentire all’ARE del G7 di sviluppare l’Agenda volontaria comune del G7 tra governi, imprese, stakeholder e partner, la Presidenza italiana del G7 ha convocato incontri per raccogliere input dalle principali organizzazioni internazionali che si occupano di attività legate alla sostenibilità e alla circolarità dell’industria tessile e della moda.

“Come rendere il settore tessile circolare”, l’intervento di Karina Bolin

Ogni anno, in Europa, vengono raccolte e trattate oltre 2.000 milioni di tonnellate di tessuti post-consumo, che rappresentano il 20-25% degli articoli immessi sul mercato. In Italia, la quantità di materiale raccolto e avviato a riutilizzo o riciclo raggiunge le 160.000 tonnellate. Questi numeri dimostrano che il comparto del tessile post-consumo è un settore attivo e ricco di competenze, che sino ad ora si è sostenuto senza alcun sostegno economico. La delicata fase che sta attraversando, soprattutto dal punto di vista economico, sottolinea la necessità di nuovi modelli e strumenti che possano sostenere un settore storico che genera impatti positivi dal punto di vista ambientale e sociale, come attestano i seguenti dati:

  • Il 65% dei tessili post-consumo può essere riutilizzato
  • Il settore degli abiti usati in Europa e in Africa genera contributi al PIL per miliardi di dollari e sostiene migliaia di green jobs
  • 8 lavoratori su 10 nel settore sono donne (79%) e non è stato segnalato alcun divario retributivo tra i sessi
  • In Africa, l’importazione di indumenti usati dall’Europa ha generato un valore aggiunto di 76 milioni di dollari solo in Ghana, mostrando come la moda circolare promuova sviluppo e inclusione.
  • Il settore è ben allineato con le politiche di sostenibilità e gli obiettivi climatici sia in Europa che in Africa. Inoltre, sostiene diversi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), come la riduzione della povertà, la lotta al cambiamento climatico, l’emancipazione delle donne – che costituiscono una parte significativa della forza lavoro – e la promozione dello sviluppo generale
  • Il riutilizzo può ridurre le emissioni di CO2 fino a 70 volte rispetto a una nuova produzione

Il settore negli ultimi 10 anni ha prodotto un modello solido e autofinanziato, senza costi né per i produttori né per il sistema pubblico di gestione dei rifiuti per la raccolta differenziata, ma come il settore del nuovo abbigliamento, anche quello del post-consumo è un settore che deve restare globale. Solo filiere internazionali e trasparenti permettono infatti di massimizzare i benefici ambientali, legati soprattutto al riutilizzo, e quelli sociali, anche in termini di occupazione.

Il prossimo passo verso un settore tessile circolare richiede una stretta collaborazione tra tutte le parti interessate, per costruire su quanto di positivo è stato fatto finora.

Scarica qui report e materiali di approfondimento sul settore.
Leggi il comunicato stampa cliccando a questo link

 

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