Ricevere un’educazione di qualità dovrebbe essere un diritto universale: purtroppo l’indice di alfabetizzazione è ancora una questione critica in molte parti del mondo. L’UNESCO fissa degli approcci e degli obiettivi specifici per affrontare il problema.

di Federico Turchetti

L’8 settembre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alfabetizzazione, istituita dall’UNESCO nel 1966. L’importanza dell’alfabetizzazione come obiettivo di sviluppo sostenibile (OSS) è messa in rilievo dall’Agenda 2030 delle Nazione Unite, che tramite l’obiettivo n. 4 promuove l’accesso a educazione di qualità e opportunità di apprendimento lungo tutta la vita di una persona. Il target 4.6 include l’assicurarsi che tutti i giovani e una significativa percentuale di adulti raggiungano l’alfabetizzazione (literacy) e la capacità di calcolo (numeracy) entro il 2030. Queste due abilità sono infatti essenziali affinché le persone possano godere pienamente di tutti i loro diritti, non siano escluse da società sempre più digitalizzate e possano partecipare attivamente alla vita sociale, politica e culturale delle proprie comunità. Per questo motivo, le attività di alfabetizzazione di base sia per minori sia per adulti, specialmente donne, sono una componente importante dei programmi di educazione e di sviluppo comunitario implementati dai membri della Federazione Humana People to People, come ad esempio i programmi Kadam Step Up e NeTT. In special modo queste attività sono cruciali per i progetti che hanno come obiettivo quello di permettere alle persone di creare delle attività generatrici di reddito.  

L’attenzione verso l’alfabetizzazione è ribadita e meglio articolata nella Strategia per l’Alfabetizzazione dei Giovani e degli Adulti (2020-2025) dell’UNESCO, pubblicata a fine 2019, che definisce l’alfabetizzazione come l’abilità di leggere e scrivere, nonché di identificare, interpretare, creare, comunicare, calcolare e risolvere problemi in ambienti sempre più tecnologici e ricchi di informazioni. La strategia nasce dalla consapevolezza che i successi ottenuti nel campo dell’alfabetizzazione, dovuti al serio impegno politico e finanziario di numerosi governi e della comunità internazionale, non abbiano impedito che il numero di adulti non alfabetizzati sia superiore rispetto a quello di cinquant’anni fa. Le capacità dei sistemi di istruzione non hanno quindi tenuto il passo con la crescita della popolazione mondiale. UNESCO riconosce dunque tre approcci per migliorare i livelli di alfabetizzazione di giovani e adulti, due categorie spesso ignorate dai programmi nazionali, anche da quelli in risposta alla pandemia di COVID-19: 1) aumentare l’accesso e la qualità dell’educazione scolastica; 2) fornire opportunità di apprendimento alternative per minori che non vanno a scuola, giovani e adulti; 3) arricchire gli ambienti in cui le persone possano alfabetizzarsi (scuole, posti di lavoro, biblioteche ecc.).

Come nel caso degli altri obiettivi dell’Agenda 2030, la crisi economica e sociale innescata dalla pandemia di COVID-19 ha minato le capacità di numerosi Paesi di mantenersi in linea con il target 4.6 e ha seriamente compromesso i risultati raggiunti, seppur molto lentamente, negli ultimi anni. La pandemia ha bruscamente interrotto i percorsi di apprendimento di bambini, giovani e adulti (nella sua fase iniziale, la chiusura delle scuole ha infatti interrotto l’educazione del 62,3% degli studenti a livello mondiale) e si stima che, rispetto a prima, 101 milioni di minori e giovani in più non possiedano il livello minimo di competenza per quanto riguarda la lettura. L’impatto della pandemia ha interessato particolarmente i 773 milioni di giovani e adulti non alfabetizzati e per questo motivo la giornata dell’8 settembre si concentrerà su queste due categorie nonché sull’interazione tra alfabetizzazione e competenze digitali.