Il “giallo” del contenitore giallo
I contenitori gialli posizionati per strada rispecchiano un mandato solidale del singolo individuo.
Informare e responsabilizzare il cittadino sul fine vita dell’indumento usato può apportare un valore aggiunto alla solidarietà collettiva e al benessere ambientale.
di Gianfranco Bongiovanni
Tutti noi siamo ormai abituati a vedere sul territorio del nostro Comune i contenitori per la raccolta di indumenti ed accessori usati, identificandoli generalmente con il colore giallo.
Una presenza familiare, dunque, per coloro che attraverso il gesto di donare i propri indumenti in questi contenitori assolvono a un duplice obiettivo: funzionale, ovvero liberare i propri armadi, e ambientale, contribuendo alla raccolta differenziata del tessile.
Come già evidenziato nel post “Usato, una scelta responsabile e sostenibile per le nuove generazioni”, a spingere però i cittadini a donare gli abiti che non indossano più è la motivazione solidale ovvero “aiutare il prossimo e fare beneficenza” . Ciò è indubbiamente vero se questi abiti vengono donati a realtà solidali che, attraverso la raccolta e la vendita degli indumenti, destinano i proventi derivanti dalla vendita all’ingrosso o al dettaglio degli indumenti a progetti sociali in Italia o nel mondo. Ma non tutti i contenitori gialli sono uguali.
Per assicurarsi che il mandato solidaristico del cittadino venga rispettato da chi prenderà in carico la donazione di abiti, è dunque utile fare una ricerca sull’Ente/Organizzazione/Impresa alla quale si sta affidando il proprio capo e diffidare di quei contenitori sui quali non sono presenti loghi, numeri di telefono e informazioni sulla destinazione degli abiti.
Accertati questi aspetti, non certo secondari, bisogna ricordare che per dar seguito a questo impegno solidale la qualità e quantità di ciò che viene donato fa la differenza tra la possibilità di coprire i costi dello svolgimento del servizio (che prevede, ad esempio, l’acquisto e il posizionamento dei contenitori, l’acquisto e/o leasing mezzi, contratti di lavoro dignitosi per i lavoratori, sedi operative di stoccaggio e lavorazione del materiale) e la creazione di margini da destinare ai progetti solidali.
Rispetto ad altre raccolte differenziate (ricordiamo che a partire dal 1°gennaio 2022, come disposto dal D.lgs 116/2020 la raccolta del tessile diventerà obbligatoria in Italia ed entro il 2025 in tutta Europa) quella del tessile ha una valenza solidale molto forte e motivante, che non può essere trascurata nella pianificazione dei sistemi di raccolta da applicare per il suo assolvimento.
Comportamenti scorretti da parte di pochi, come ad esempio l’abbandono di altri materiali accanto e dentro i contenitori per la donazione di abiti, oltre ad essere un gesto riprovevole e perseguibile per legge, è ancor più odioso perché rischia di vanificare l’impegno e il gesto solidale dei tanti. Questo, infatti, può comportare la decisione, da parte degli enti locali, di trasferire i contenitori presso le isole ecologiche oppure anche, in casi estremi, di eliminarli completamente.
Per il cittadino rispettoso delle norme e per l’associazione o ente che raccoglie gli abiti usati queste decisioni comporterebbero un grave danno. Da un lato, infatti, il trasferimento dei contenitori presso le isole ecologiche obbligherebbe a maggiori costi sociali per i cittadini che dovrebbero recarsi in orari prestabiliti e in aree spesso lontane dalle loro abitazioni.
Inoltre, l’associazione al concetto di rifiuto che comporta questo tipo di soluzione, tende a far propendere il cittadino verso altre soluzioni, non necessariamente all’insegna della solidarietà, o ad aderire a campagne di raccolta di abiti a domicilio abusive spesso organizzate da soggetti non ben identificati.
Sempre più negli obiettivi dei piani territoriali bisogna mettere in condizioni il cittadino di donare in maniera facile, sicura e in ottica di sostenibilità sociale e ambientale. Il settore tessile, infatti, ha un grande impatto sull’ambiente. Servono misure concrete per controllare tutto il ciclo di vita degli abiti e chi si occupa della raccolta e delle successive fasi di valorizzazione dell’indumento gioca un ruolo fondamentale.
L’obbligatorietà della raccolta differenziata del tessile e la creazione di schemi di responsabilità estesa del produttore introdurranno inevitabili e forse anche radicali stravolgimenti nel mercato del tessile: una riflessione condivisa sulle modalità operative e soprattutto su come comunicare ai cittadini questi cambiamenti è doverosa e non rimandabile. Continueremo ad approfondire l’argomento nei prossimi mesi, anche grazie al contributo di altri esperti del settore.