Le conseguenze del cambiamento climatico sono una realtà tangibile che viviamo quotidianamente, anche in Italia, ma che non riusciamo ancora a processare. Stanno nascendo però progetti educativi e culturali che hanno l’obiettivo di connettere il tema della sostenibilità ambientale con il protagonismo giovanile.

di Matteo Petruzza

Secondo gli ultimi dati diffusi da Legambiente, la crisi climatica in Italia ha superato la soglia della semplice minaccia: la temperatura media è aumentata di ben 2,4 gradi Celsius rispetto all’era preindustriale, un valore che supera di gran lunga la media globale, che si attesta su un incremento di 1,3°C. Questi numeri non sono più solo una previsione lontana nel futuro, ma una realtà tangibile che stiamo vivendo quotidianamente. Il 2023 ha segnato un record storico di eventi meteorologici estremi, con un aumento del 135% rispetto al 2022[1]. Un dato che ci mette di fronte a una realtà che non possiamo ignorare, poiché la nostra capacità di adattamento e di mitigazione sembra insufficiente rispetto alla velocità con cui la crisi sta evolvendo.

Nel nostro Paese, il quadro è particolarmente preoccupante. Le previsioni per il 2030 indicano che la riduzione delle emissioni di gas serra in Italia sarà solo del 33%, un valore ben al di sotto del target fissato dall’Unione Europea, che si aspetta una riduzione del 55%[2]. Questo divario preoccupante ci pone in una posizione arretrata rispetto agli altri Paesi europei, aumentando la difficoltà di raggiungere gli obiettivi climatici internazionali. Le politiche energetiche e climatiche italiane, purtroppo, sembrano essere insufficienti per affrontare con successo una sfida che, invece, necessita di un impegno strutturale e urgente.

Lombardia: epicentro della crisi climatica in Italia

La Lombardia, una delle regioni più industrializzate del Paese, è stata la più colpita dagli effetti del cambiamento climatico nel corso del 2023. Infatti, dal 2010 al 2023, la regione ha registrato circa il 10% di tutti gli eventi climatici estremi che hanno interessato l’Italia [3]. Milano, in particolare, è stata teatro di eventi drammatici come ondate di calore e piogge torrenziali, che hanno provocato danni sia alle infrastrutture sia alla qualità della vita dei suoi abitanti. In un contesto come questo, la capacità della Lombardia di fronteggiare la crisi climatica è stata messa seriamente alla prova, rivelando la necessità di un approccio integrato che unisca politiche pubbliche, azioni locali e l’impegno di tutti i settori produttivi.

Il settore tessile: un colosso inquinante e il suo impatto sull’ambiente

Uno dei settori più inquinanti e responsabili delle emissioni di gas serra in Italia è senza dubbio il settore tessile. La Lombardia, che contribuisce per il 33% al fatturato nazionale del comparto, gioca un ruolo fondamentale non solo a livello economico, ma anche per quanto riguarda l’impatto ambientale della produzione. Sebbene l’industria tessile rappresenti una risorsa chiave per l’economia lombarda, essa è anche tra le principali consumatrici di risorse naturali, tra cui acqua, suolo ed energia.

A questa dimensione produttiva locale si affianca un altro fattore critico più generale: il modello di consumo globale legato alla fast fashion, che ha avuto un impatto devastante sull’ambiente. La fast fashion, infatti, si fonda su una crescente domanda di abbigliamento a basso costo, spesso prodotto rapidamente e distribuito su scala mondiale. Pur non essendo riconducibile direttamente alla produzione lombarda, questo modello ha contribuito in modo significativo ad aumentare il volume complessivo di produzione tessile, alimentando pratiche insostenibili lungo tutta la filiera. Negli ultimi vent’anni, la produzione globale di indumenti è aumentata drasticamente, mentre la durata media del loro utilizzo è diminuita del 36% [4], generando un’enorme quantità di rifiuti tessili.

La moda veloce e i danni collaterali

Il fenomeno della fast fashion è indissolubilmente legato all’industrializzazione del settore tessile, che ha portato a una continua e rapida produzione di nuovi capi d’abbigliamento per soddisfare i consumi globali. Se da un lato questo ha alimentato l’economia della moda, dall’altro ha causato un enorme spreco di risorse e un incremento significativo delle emissioni di gas serra. Secondo le stime del Parlamento Europeo, l’industria tessile rappresenta circa il 10% delle emissioni globali di carbonio e il 20% dell’inquinamento delle acque potabili[5]. Questi dati dimostrano l’enorme impatto ambientale che il settore ha, spesso senza che i consumatori siano pienamente consapevoli delle conseguenze delle loro scelte.

Prospettive per il futuro: la sfida della sostenibilità

Se da un lato l’industria tessile ha un impatto ambientale devastante, dall’altro si stanno moltiplicando iniziative che mirano a invertire la rotta. La “Strategia per i tessili sostenibili e circolari” emanata dall’Unione Europea promuove un mercato più rispettoso dell’ambiente, fondato su durabilità, riparabilità, riciclo e responsabilità lungo tutto il ciclo di vita del prodotto. Uno degli strumenti chiave di questa transizione è l’introduzione dell’EPR – Responsabilità Estesa del Produttore, che impone ai produttori di farsi carico anche della fase post-consumo dei capi, favorendo così la progettazione di abiti più durevoli.

In Lombardia, questa sfida trova risposte concrete anche in progetti educativi e culturali capaci di connettere il tema della sostenibilità ambientale con il protagonismo giovanile. È il caso del progetto “Let’s go! Giovani Creativi per un futuro più sostenibile”, promosso da Humana People to People Italia insieme a ilVespaio e i Ludosofici con il supporto di Fondazione Cariplo.

Il progetto coinvolge circa 250 studenti dell’Istituto Caterina da Siena, situato in un quartiere multietnico e a forte densità abitativa di Milano. Attraverso percorsi formativi e laboratori creativi, i ragazzi riflettono sui danni ambientali causati dalla fast fashion e mettono in pratica soluzioni alternative e attività correlate, come l’upcycling di materiali tessili, approfondimenti sul riciclo di plastiche, la realizzazione di podcast e di installazioni artistiche. A rafforzare l’esperienza , ci sono visite didattiche sul territorio in luoghi attinenti alle tematiche affrontate: tra questi c’è anche l’impianto di selezione di abiti usati di Humana Italia, tra i più grandi del Nord Italia, che si trova a Pregnana Milanese, a pochi km da Milano.

Un mondo che può cambiare

La crisi climatica non è solo una sfida ambientale, ma anche una questione di giustizia sociale, economica e generazionale. L’industria tessile, con il suo impatto globale e locale, rappresenta un nodo critico da cui partire per ripensare i nostri modelli di produzione e consumo. La Lombardia, cuore della manifattura italiana, ha l’opportunità di guidare questa trasformazione, adottando strategie che coniughino sostenibilità, innovazione e inclusione.

Ma il cambiamento non può avvenire senza un coinvolgimento profondo della società, a partire dai più giovani. Iniziative come “Let’s Go! Giovani Creativi per un futuro più sostenibile” mostrano come l’educazione possa diventare uno strumento concreto per costruire cittadinanza attiva e consapevolezza ambientale, offrendo strumenti per comprendere e affrontare le grandi sfide del nostro tempo: la crisi climatica, l’inquinamento, lo sfruttamento delle risorse e le disuguaglianze.

Solo con un approccio sistemico, capace di unire politiche pubbliche, responsabilità individuali, pratiche aziendali virtuose e percorsi educativi trasformativi, si potrà dare vita a un futuro in cui l’ambiente, la dignità del lavoro e la giustizia sociale non siano in conflitto, ma parte di un progetto comune. Un futuro che dipende dalle scelte di ciascuno.


[1] Legambiente (2023), Il clima è già cambiato – Rapporto 2023. legambiente.it

[2] Commissione Europea (2022), Strategia dell’UE per i tessili sostenibili e circolari (COM/2022/141). eur-lex.europa.eu

[3] Legambiente Lombardia (2023), La catastrofe climatica assedia la Lombardia. legambientelombardia.it

[4] Commissione Europea (2022), Strategia dell’UE per i tessili sostenibili e circolari (COM/2022/141). eur-lex.europa.eu

[5]             Parlamento Europeo (2020), L’impatto della produzione e dei rifiuti tessili sull’ambiente. europarl.europa.eu