Si è soliti associare il volontariato al tempo libero. Esiste però un tipo diverso di volontariato, quello che le aziende promuovono per sostenere progetti che coinvolgano i propri dipendenti in azioni di solidarietà e di impatto sociale o ambientale.

di Erika Gelatti

Istituito negli anni Novanta negli Stati Uniti d’America, il volontariato aziendale o anche detto d’impresa si è consolidato col tempo e con grande successo anche in Europa come strumento di impegno concreto delle aziende a favore delle proprie comunità. Con volontariato aziendale, infatti, si intende il progetto con cui un’impresa, attraverso la diretta partecipazione delle proprie persone durante l’orario di lavoro, incoraggia e supporta piccole realtà locali[1] o partecipa alle attività promosse da organizzazioni non profit, perseguendone le finalità.[2]

Ma quali sono i vantaggi di fare volontariato aziendale e perché è così diffuso? Esso rappresenta in primis un’opportunità per le aziende: un aumento dell’engagement dei dipendenti a favore di attività di questo tipo è per l’azienda un valido biglietto da visita e ne migliora la reputazione. Conseguentemente, al suo interno questo genera un clima aziendale più coeso e rafforza lo spirito di squadra tra i collaboratori, incrementando il senso di appartenenza. Inoltre, l’alleanza tra imprese e mondo del Terzo Settoreè ancor più vincente quando volontariato e welfare si fanno elementi di una stessa strategia; adottando una strada più etica e consapevole di fare impresa, le aziende possono diventare forme di ispirazione per la creazione di un modello di crescita solidale e di benessere sostenibile.[3] Ma il volontariato d’impresa giova soprattutto alle persone. I dipendenti coinvolti hanno l’opportunità di mettersi in gioco e fare proprie nuove competenze sia professionali che interpersonali. Le persone acquisiscono maggiore consapevolezza e senso di responsabilità perché sanno che il loro tempo e le loro energie porteranno a benefici significativi e duraturi. Infine, il volontariato aziendale ha un impatto positivo sui territori e sulle realtà locali: questi momenti solidali diventano importanti occasioni di confronto, in cui il senso di comunità apre alla creazione di nuovi modelli di partecipazione e di collaborazione ricchi di valore e di significato.[4]

L’organizzazione delle giornate di volontariato aziendale è quasi sempre curata dall’ufficio Corporate Social Responsibility (di seguito CSR) e Sostenibilità di un’azienda. Dopo una prima fase di pianificazione e accurata programmazione delle attività, è fondamentale che venga costruito uno storytelling comunicativo efficace, in grado di veicolare ai dipendenti il significato e gli obiettivi che si celano dietro tale collaborazione affinché essi si sentano più motivati a partecipare. Al termine della giornata di volontariato, sarà lo stesso ufficio CSR a valutare gli impatti derivanti dall’iniziativa sia in termini di soddisfazione espressa dal proprio personale che di risultati sulla comunità.

In Italia, il volontariato aziendale è una pratica ancora in fase di sviluppo; di fatti, le aziende più attive sono le sedi italiane di multinazionali estere, specialmente di origine francese o anglosassone, le cui “case madri” hanno previsto nelle proprie policy di gestione delle Risorse Umane e CSR delle giornate dedicate al volontariato d’impresa. [5]  Uno studio del 2023 presentato da Unioncamere e Anpal mostra che solo il 5% delle aziende italiane con almeno 50 dipendenti, pari a oltre 4 mila imprese, ha dato l’opportunità al proprio personale di svolgere volontariato aziendale. [6] Per le imprese che vogliono aprirsi a questa opportunità vi è oltretutto un incentivo di tipo fiscale; l’articolo 100 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) prevede infatti che l’azienda impegnata in attività di volontariato aziendale a favore di una Onlus possa detrarre in fase di dichiarazione dei redditi le spese relative alle prestazioni benefiche dei propri lavoratori. Il sostegno economico alla Onlus dovrà essere riconosciuto sotto forma di donazione, in riferimento alla quale l’organizzazione non profit rilascerà una dichiarazione di deducibilità fiscale. [7] Sono certamente però i benefici in termini di impatti sociali e ambientali ad attirare maggiormente l’attenzione delle aziende. La maggior parte di quelle sul territorio sceglie di investire in progetti a favore dell’ambiente; tra le attività più diffuse vi sono la pulizia degli spazi urbani e, più in generale, delle aree pubbliche, la raccolta di plastiche e rifiuti, e la piantumazione di alberi. Un forte interesse è dimostrato poi anche per il settore del sociale. Ad esempio, numerose sono le realtà che propongono alle proprie persone di trascorrere una giornata al fianco di anziani, persone con disabilità o a rischio di esclusione sociale.[8]

Humana People to People Italia si impegna da anni a sensibilizzare i propri stakeholder su tematiche ambientali e sociali, e lo fa anche attraverso attività di volontariato aziendale. Sono ormai numerose le proposte che l’organizzazione mette a disposizione in Italia per permettere alle aziende di avvicinarsi alla sua mission e dare il proprio contributo con azioni concrete, implementando progetti di cooperazione internazionale o svolgendo attività a impatto sociale. Scegliendo di collaborare con Humana People to People, le persone potranno partecipare a raccolte abiti aziendali, divertenti swap party o attività di smistamento e selezione degli abiti presso la sua sede di Pregnana Milanese. Queste attività saranno per i dipendenti un’occasione per toccare con mano l’impatto del tessile e riflettere sull’importanza di compiere gesti quotidiani consapevoli; gli abiti raccolti verranno poi donati a Humana People to People Italia che, grazie alla sua filiera, gli darà nuova vita. Infine, con Humana Italia è possibile contribuire al Progetto 3C – Coltiviamo il Clima e la Comunità, un progetto di agricoltura urbana ecologica che, con l’obiettivo di migliorare le risorse agricole locali, favorisce anche l’inclusione di soggetti a rischio di esclusione sociale.

Alla luce dei numerosi benefici che possono emergere dalla realizzazione di attività di volontariato d’impresa, resta fondamentale che le aziende abbiano ben chiare quali sono le reali finalità di queste iniziative. Fare volontariato aziendale non è solo tessere partnership che supportino la costruzione di un futuro in cui business e responsabilità sociale coesistano, ma è invece collaborare affinché questi due elementi si rafforzino vicendevolmente. Fare volontariato aziendale significa ben altro che restituire ciò di cui si è a conoscenza a chi ne ha più bisogno; si tratta piuttosto di un processo di reciproco apprendimento, di crescita personale e professionale, e di contributo alla realizzazione di un impatto positivo.


[1] Fondazione Sodalitas in collaborazione con GfK Italia, «Volontariato d’impresa: l’esperienza delle aziende in Italia»

[2] Santoni, V. (2022), “Il volontariato d’impresa fa bene a tutti”, Percorsi di secondo welfare.

[3] Cassano, M. (2023), «Perché promuovere il volontariato d’impresa? Per essere comunità e per aumentare la competitività», LinkedIn.

[4] Fondazione Sodalitas in collaborazione con GfK Italia, «Volontariato d’impresa: l’esperienza delle aziende in Italia».

[5]Sciacchitano, G. (2024), “Volontariato aziendale, quando il profit fa comunità”, Avvenire, L’economia civile.

[6]Unioncamere (2023), «Fare “volontariato di competenza”: in 4mila imprese è possibile».

[7]  Broccardi.it, Articolo 100 Testo unico delle imposte sui redditi (TUIR), D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917 [Aggiornato al 09/10/2024], “Oneri di utilità sociale”.

[8]Gervasoni, F. (2022), “Volontariato aziendale: cos’è e che iniziative proporre”, Rete del dono magazine.