Mettersi in gioco nella partita della sostenibilità
Come affrontare il tema della sostenibilità a livello aziendale? Il nuovo saggio “L’Alfabeto della sostenibilità” raccoglie le storie di 26 realtà che, con mosse diverse, stanno giocando la partita più importante per il proprio futuro.
di Redazione
Una delle sfide più complesse e allo stesso tempo necessarie che le aziende e le organizzazioni devono affrontare in questo momento è quella legata alla sostenibilità: non solamente in termini ambientali ma anche economici e sociali, in linea con l’agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Per la maggior parte di queste si tratta di rivedere il proprio modello, attuando cambiamenti strutturali: una scelta non certo semplice e che necessita anche di una visione del futuro chiara. In questo, l’esempio di altre realtà che hanno già intrapreso questo percorso può ispirare e sostenere il processo, promuovendo una trasformazione positiva. In questo contesto si inserisce il progetto editoriale di Francesco Morace e Marzia Tomasin, che nel saggio L’Alfabeto della Sostenibilità hanno raccolto 26 realtà, una per ogni lettera dell’alfabeto, che hanno sviluppato un percorso in questa direzione, chi da più tempo e chi da pochi anni ma traghettando poi tutte le altre.
L’immagine della partita a scacchi, scelta dagli autori come fil rouge del libro, ben si presta a disegnare questo quadro in evoluzione, lanciando anche un messaggio chiaro: la sostenibilità è una partita in cui si gioca tutto, compreso il nostro futuro. Ne parliamo con Francesco Morace, Direttore di Future Concept Lab e co-autore del saggio.
Partiamo dalla parola sostenibilità: un termine di cui certamente si è abusato negli ultimi tempi (come viene osservato nel libro), con il conseguente rischio di svuotarlo di significato. Ha ancora senso quindi utilizzarlo così frequentemente oppure nel futuro verrà sostituito da altri termini o addirittura da nuovi paradigmi?
FM- Come sempre avviene nei grandi salti di paradigma alcuni termini diventano di uso talmente comune da perdere il proprio significato originale e la propria incisività nel discorso. Il bellissimo significato originale di reggere, farsi carico, assumere su di sé un impegno (dal latino sustineo come spiega bene la co-autrice Marzia Tomasin nella sua riflessione dal titolo Sostenibilità come impegno nel “reggere” il futuro) viene spesso banalizzato con messaggi di green washing che oggi per fortuna vengono facilmente smascherati da un pubblico sempre più attento a consapevole. Inevitabilmente il termine si articolerà in modo nuovo, verrà affiancato da altre dimensioni come nel caso dello Smart & Sustainable che suggeriamo nel libro: una transizione ecologica che si incontra in modo virtuoso con quella digitale, abbandonando le ultime scorie di luddismo anti-tecnologico e pauperista. Una nuova veste per un problema che affonda le radici in tempi immemorabili: l’equilibrio vitale tra umanità e ambiente. Enrico Giovannini ed Ermete Realacci con i loro contributi nel libro lo chiariscono con grande lucidità.
Nel libro si percorrono le storie di 26 realtà di successo, che dimostrano come scegliere di scommettere sulla sostenibilità sia una partita che risulta alla fine vincente. Qual è la spinta iniziale che ha generato questa scelta, nella maggior parte dei casi?
FM – La spinta iniziale riguarda la grande varietà di aziende che negli ultimi anni ha deciso di affrontare la grande sfida della sostenibilità e che volevamo restituire in un racconto che non fosse la solita celebrazione di un pugno di aziende. Per questo motivo abbiamo usato la metafora degli scacchi e dei vari pezzi sulla scacchiera, con la loro storia nel tempo: il Re e le Regine (Alce Nero, Patagonia, Humana People to People) hanno definito il loro ruolo e la loro missione già negli anni 70, conquistando una centralità nella partita valoriale in atto che altre aziende non possono vantare. Le Aziende-Cavallo sono invece saltate sulla scacchiera della sostenibilità nel corso degli ultimi 30 anni con il loro diverso contributo di esperienza e conoscenza nei settori chiave del mercato (da Lavazza nell’alimentazione a Chiesi nella farmaceutica, da Unipol nella finanza a Florim e Guzzini nell’architettura e design fino a giganti come Enel nell’energia): non che il loro contributo sia meno importante ma si è concentrato nella seconda fase dell’evoluzione del mercato che si è ormai inevitabilmente orientato alla sostenibilità. Ci sono poi gli Alfieri, cioè quelle realtà come Banca Etica, Nativa, Jointly e Koinètica che negli ultimi 20 anni sono nate con l’obiettivo specifico di proporre i valori e le pratiche della sostenibilità: vere e proprie Ambasciatrici in questa dimensione. Infine le Torri: due realtà italiane che nell’ultimo secolo hanno fatto la storia del wellfare aziendale quando di sostenibilità ancora non si parlava: Lanerossi a Schio e Olivetti a Ivrea. Ecco l’obiettivo del libro è quello di presentare la grande varietà nella declinazione del tema e soprattutto che non è mai troppo tardi per imboccare questo percorso virtuoso.
Oggi molte realtà stanno intraprendendo un percorso per diventare sempre più sostenibili. Quali sono gli aspetti che vengono maggiormente presi in considerazione dalle aziende nell’affrontare questa sfida? Ce ne sono altri che meriterebbero più attenzione?
FM – Proprio a causa di questo scenario variegato ogni realtà sceglie il proprio taglio, in linea con le sensibilità dell’imprenditore o del top management, ma molto spesso viene lasciato spazio anche alla comunità dei dipendenti, che diventa protagonista, rispettando la nuova triade ESG: Environment, Society e Governance. Il bilancio di sostenibilità, la certificazione B Corp e la costituzione come società benefit rappresentano possibili passaggi, misurabili e condivisi, ma molto spesso i valori della sostenibilità vengono rappresentati dall’impegno di ogni singolo dipendente, manager o impiegato, che riconosce la sfida e partecipa con il proprio contributo personale a questa partita collettiva per il bene comune. Come spiega bene Stefania Farina nel suo contributo nel libro la misurazione non basta, bisogna prendersi la responsabilità di rimediare a scelte sbagliate e adoperarsi per convertirsi a un nuovo modo di essere e fare impresa.
Qual è in questo quadro il ruolo del cittadino e del consumatore? Può davvero con le sue scelte influenzare la decisione dei grandi player del mercato?
FM – Nelle partite a scacchi i finali sono spesso decisi da una vera e propria metamorfosi: i pedoni posso diventare regine. È quello che in qualche modo, suo malgrado, è avvenuto a Greta Thunberg e molti altri attivisti: da singoli cittadini si sono trasformati in parte attiva e direi decisiva nella partita: nel momento in cui le persone (anche come consumatori) cambiano le loro attitudini e comportamenti, anche le aziende e i governi saranno costretti a cambiare. Ed essendo la direzione irreversibile, chi prima lo farà godrà di un vantaggio competitivo rilevante. Il dado è tratto, in attesa di dare scacco matto al cambiamento climatico.
Il 23 marzo alle ore 20:30 presso Palazzo Festari a Valdagno (VI) si terrà una delle tappe di presentazione del libro: saranno presenti gli autori e alcune delle realtà illustrate nel volume tra cui Zordan, Rossi & Lanerossi e noi di Humana Italia. L’ingresso è gratuito. Tutte le informazioni sull’evento qui.